Nella notte fra il 5 e il 6 maggio 1860, mille uomini in camicia rossa salparono dallo scoglio di Quarto per un’impresa che era ritenuta impossibile. Nella notte fra il 30 e il 31 agosto del 2025 un piccolo flotta di fragile barche è salpata per un’impresa che viene ritenuta impossibile.

Testo e foto di Ugo Brunoni

La notte del 30 agosto al porto di Genova

Chissà, com’è stata la notte sul mare, tra il cinque e il sei maggio 1860.

Forse, il mare era calmo e appena mosso dalla brezza di terra che a maggio già rinfresca dal primo caldo primaverile. La notte silenziosa, interrotta solo dallo sciabordio delle onde sulle fiancate dei due piroscafi, Piemonte e Lombardo, ormeggiati a mezzo miglio dalla riva, come un lento scorrere di una clessidra, in attesa della partenza, che tardava.

Quanti pensieri per questa impresa risorgimentale degli ardimentosi Mille di Garibaldi, in attesa dell’azione.

Rosso, il colore della giubba, verde o blu, il fazzoletto, grigi o blu, i calzoni.

Rossa, era anche la metà della luna, la sera di sabato scorso, 30 Agosto.

Nel suo lento accoccolarsi a ponente, incendiata dagli ultimi riflessi del tramonto, tramontando a sua volta. L’avevamo alla destra, lungo il percorso della fiaccolata che ha accompagnato la consegna dei generi alimentari raccolti, per iniziativa del CALP, il collettivo autonomi lavoratori portuali di Genova e della ONG genovese, Music for Peace a sostegno della Global Sumud Flotilla.

L’iniziativa ha generato una straordinaria mobilitazione, e ha mosso le energie di moltissime persone, rimaste sopite da troppo tempo, in attesa di un segno, un cenno che potesse ridestare la speranza, che si nutre anche di azioni.

Ravvivare la sensazione di poter incidere effettivamente e significare, con i gesti dell’acquisto, della consegna degli alimenti e poi dell’unione dei corpi nella marcia, il proprio NO e BASTA a quanto sta accadendo a Gaza e in Palestina.

Il corteo ha preso le mosse dalla sede di Music for Peace, posta a ponente della città, poco distante dall’imbarco dei traghetti diretti in Corsica e Sardegna e dall’importante, per le merci, varco di San Benigno ed ha imboccato la sopraelevata, direzione levante.

La notte del 30 agosto al porto di Genova

La sopraelevata, strada sospesa fra mare e cielo realizzata a metà degli anni sessanta, croce e delizia dei genovesi e animatrice dei dibattiti cittadini, che riemergono in periodi di ‘stanca’ di notizie, fra i sostenitori dell’abbattimento e gli amanti di quest’opera che in effetti regala, arrivando dal ponente, una vista unica sulla città vecchia e sulla parte che si abbarbica dal mare alle colline che la sovrastano.

Oltre quarantamila persone, sabato sera, si sono date appuntamento per questa marcia silenziosa con fiaccole, candele o anche solo la luce dei cellulari accesa, per percorrere questi pochi chilometri.

Il corteo, snodato lungo il percorso, sembrava lievitare da terra ed è subito diventato ponte ideale che ha unito cuori, anima, pensieri, speranze, sete di giustizia di tutti i presenti ai cuori, all’anima, alle speranze e alla sete di giustizia degli operatori e dei volontari della Global Sumud Flottilla e ai cuori, all’anima, alle speranze e alla sete di giustizia di tutti i gazawi e degli abitanti della striscia di Gaza.

Di fronte alla fine dell’umanità per il genocidio che si sta compiendo ogni giorno a Gaza, per le violenze in Cisgiordania, a Gerusalemme Est e nella West Bank, è possibile dire NO, elevare il rifiuto singolo affinché diventi NO collettivo, poi moltitudine e continui a moltiplicarsi.

Che i pacchetti di riso, la pasta, i legumi, il miele e le marmellate affidate alla Global Sumud Flottilla possano giungere a destinazione, tenere viva la speranza e contribuire a risvegliare le coscienze di chi, sino ad ora è rimasto silente.

Buon vento.

Ugo Brunoni, 56 anni, genovese. Vive fra la sua città dove lavora e Calice Ligure, paese dell’interno di Finale Ligure. Commercialista per caso, cuoco per passione, impiastriccio fogli con pensieri e parole in libertà. Aspirante contadino.