Testo e foto di Isabella Mancini

Il vento soffia forte. Glasgow ci accoglie con un cielo azzurro, terso, pulito. I suoi cantieri navali, quelli che l’hanno resa famosa nel mondo, sembrano essere lontani mille miglia. Dalla collina della cattedrale, dove si trova la necropoli cittadina, gli occhi possono navigare lontano.


Costruita su un terreno della Merchant House fu trasformata in cimitero-giardino nel 1883: il ponte dei sospiri apre le porte a questo terreno dove riposano cinquanta mila persone tra 3500 monumenti, obelischi e statue e un tappeto verde d’erba.


Sulla cima della collina, poco più che una ruga che emerge dalla terra, il monumento funebre a John Knox, leader della riforma protestante del ‘500 e fondatore della Chiesa di Scozia. Sentieri in salita, corridoi tra le lapidi, in molti riposano in questo giardino sospeso tra il cielo e il mare. La Merchant House ha consegnato la proprietà del cimitero, nel 1966, al comune che oggi ne cura l’amministrazione. Di molti dei defunti è oggi possibile sapere la causa del decesso e la professione e molte sepolture sono state realizzate da famosi architetti scozzesi di metà ‘800 come Alexander Thomson e David Hamilton, e come andava di moda all’epoca, si fa ampio uso degli stili revival: revival greco e romano, ma anche egizio e celtico.
E’ il luogo giusto per riflettere sul significato del tempo.