Testo di Rossella De Palma,  foto di Micaela Carella

Un anno di lavoro, di fatica. Di sapori amari e grandi sorrisi. Quattro amici e quattro valigie, senza sogni ne speranze. Vivi e solo spesso felici. A volte tristi. Insoddisfatti. Aridi ma vivi. Bello e cattivo tempo.
Rossella, la giornalista
Laura, l’imprenditrice
Micaela, la grafica
Vito, l’impiegato
Quattro vite. Quattro lavori. Quattro anime e un viaggio in una terra in salita. Il Portogallo.

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Ti pare tutto arrangiato quando arrivi a Lisbona. Il tassinaro che guida mentre parla al telefono, inseguito da un uomo a cui non ha dato la precedenza.
Le strade sono sporche e l’aria è irrespirabile.
Le persone distratte. Ti pare di non trovarci nulla che ti spinga a restare.
Ma è l’attimo dopo che ti accorgi che è solo poesia quello che vedi. Palazzi colorati, azuleyos tutte intorno e tanta povertà. Una donna imbellettata e un barbone, pazzo, al fianco.
Come se fosse tutto a metà.
Lisbona, e più in generale il Portogallo, è la terra degli azuleyos. Il modo utilizzato dagli arabi per decorare i pavimenti piacque molto ai sovrani portoghesi che fecero di questo tipo di decorazione un ruolo importante nell’architettura portoghese a partire dal XVº secolo. La stazione di Lisbona così come quella metropolitana è totalmente rivestita di pannelli di azulejos, con opere di artisti portoghesi come Vieira da Silva o Júlio Pomar. In tutto il Portogallo si ammirano pannelli di azulejos nelle antiche stazioni ferroviarie, nella maggior parte dei casi presentano raffigurazioni che alludono a costumi, tradizioni e paesaggi dei luoghi in cui si trovano. Una delle più notevoli è quella di São Bento, a Porto.

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Lisbona è una città cosmopolita, dove antico e moderno, birra e caipirinha si fondono inesorabilmente. Libera da ritmi frenetici, si sale tutta d’un fiato per arrivare nel punto più alto da cui guardare tutta la Baixa, la parte bassa.
Tram d’epoca, eccessivamente costosi, ampie piazze e antichi baretti, il quartiere melodico del Fado e orizzonti senza pari: Lisbona è la capitale dai mille volti. La luce e il fiume, le colline, la cultura, la gente e la vita notturna le danno un volto splendido e indimenticabile.
Molte guide spiegano qual è l’itinerario più adatto da percorrere per scoprire la città, eppure ne sono certa, camminare senza meta è la sorpresa migliore che la Lisbona possa riservare.
Scoprire, con grande sforzo, che al quinto piano di un garage c’è uno splendido locale da cui guardare tutta la città. Scoprire che esistono piazze enormi e strade distrutte, quartieri ricchissimi e strade fantasma, musei e teatri eccezionali, cieli assoluti che si perdono negli scorci dei palazzi.
Non è tutto equilibrato, anzi, sembra tutto così approssimativo che spesso ci si stanca solo a camminare.
Un posto splendido è Lx Factory, nata sulle ceneri di un’area industriale di 23.000 mq, il complesso, rilevato nel 2008 in preda all’abbandono, è stato quindi sottoposto ad un radicale processo di rivitalizzazione, reinventando gli spazi e trasformandolo in un catalizzatore di creatività che spazia senza sosta da un capo all’altro del continuum artistico.

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Ed è qui che si trova a libreria Ler Devagar (“Leggere lentamente”) è una atto d’amore verso la carta stampata. Ospitata negli spazi della vecchia tipografia Mirandela, pile di libri che vanno dalla narrativa di viaggio alla fantascienza alla politica, arrampicano armoniosamente su scaffali che toccano il soffitto, mentre al centro della sala, un enorme macchinario per la stampa ormai in pensione ha trovato nuova occupazione come cocktail bar.
Se Lisbona ha assunto il ruolo di capitale del turismo, sono altri i posti che lasciano l’anima in subbuglio. Cabo da Roca è uno degli spettacoli naturali più eccezionali da vedere. É il punto più occidentale d’Europa, dove i lusitani venivano ad adorare la Luna, è il luogo dove finisce la terra e comincia il mare. Non c’è niente, solo una collina. Il vento ti trascina, impedendoti di camminare ma l’oceano che si scontra sulle pareti rocciose è senza dubbio uno spettacolo superbo.

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Coimbra è il centro universitario del Portogallo, dove sulle sponde del fiume Mondego passeggiano studenti con i mantelli tradizionali. Nazarè è la città delle sardine, disposte sulla spiaggia come bagnanti al sole. È proprio la pesca la forza economica di questa cittadina costiera che con immense spiagge continua ad attirare il maggior numero di turisti.

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Più del Castello de San Jeorge a Lisbona, credo, sia il Castello de la Pena a Sintra a meritarsi il primato di miglior opera architettonica del Portogallo. La visita al castello costa un’eccessiva fatica ma gli sforzi compiuti sono ricompensati dal fantastico panorama che si apre in cima.
Il Palacio Nacional da Pena è un multiforme e composito edificio, commissionato da un re amante dell’arte che volle un edificio in grado di rappresentare un’opera lirica. Ogni sezione dell’esterno è singolarmente decorata con colori vivaci e sculture in pietra. All’interno, le sale di rappresentanza sono state mantenute come erano nel 1910 quando la corte reale portoghese scappò in Brasile per sfuggire alla rivoluzione. Il Palazzo de la Pena è circondato da 200 ettari di passeggiate alberate che portano a punti panoramici o laghi nascosti. Il castello che conta un insieme di stili e di colori che lo rendono unico al mondo, è stato realizzato con differenti stili architettonici come il gotico, il manuelino, l’arabo, lo stile rinascimentale e barocco che si riflettono anche nelle stanze interne. Quando la famiglia reale fuggì dal Portogallo, durante la Rivoluzione del 1910, il palazzo e i suoi giardini furono abbandonati a sè stessi e il castello cadde in rovina. Il sito venne restaurato e riportato all’antico splendore nel 20° secolo ed è ora Patrimonio dell’UNESCO.

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Una passeggiata a Costa Nova prima di giungere a Oporto. Questo affascinante villaggio di pescatori affacciato sul mare sembra uscito da una vecchia cartolina. Le sue suggestive e originali casette a righe colorate lo rendono assolutamente incantevole.
E, infine, Oporto. Città del vino e delle degustazioni al tramonto, del baccalà e della francesinha, della bellezza barocca e dei colori sulle sponde del fiume Douro. Un ponte attraversa la città, il ponte Dom Luís I, un impavido ponte ad arco in ferro, che varca il fiume Douro. Dedicato a Luigi di Braganza, re del Portogallo, fu costruito dall’ingegnere belga Théophile Seyrig, che pochi anni prima aveva realizzato insieme a Gustave Eiffel il vicino ponte Maria Pia. Porto è nella Riberia, Porto nella Cattedrale del Se, Porto è nel vino e nelle cantine, nelle strade e nei profumi di una terra che profuma di buono. Lo stesso profumo che sento da giorni, inspiegabilmente.

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I quattro amici hanno passato dieci giorni così. A ridere e vivere. A camminare. Senza mai discutere, tra un mercato e l’altro. A respirare tutto per non perdere niente. Tra una birra e un drink.
Tra un scalata e un’altra ancora. Un viaggio per la strada, costellata di autostrade e strade assolate.
Scenari bellissimi.
Senza tempo.
Infiniti.